47ma Giornata nazionale della vita 2025
02 Febbraio 2025Messaggio del Vescovo per la 47a Giornata nazionale della vita2 febbraio 2025. Cari fratelli e sorelle,
il messaggio di questa giornata è chiaro. C’è una unità inscindibile tra i due verbi: sperare e vivere. Sperare e vivere formano una sorta di endiadi, quasi due facce della spessa medaglia. In forma di slogan si potrebbe dire: sperare è vivere, vivere è sperare. La speranza è il cuore della vita. La vita ha le sue ragioni, confermate dalla speranza. Si potrebbe dire che la speranza è la ragione ultima della vita. L’uomo non può vivere senza sperare. Egli è, per definizione, un essere di speranza. Esiste in lui un’inquietudine strutturale che conduce la sua libertà verso un desiderio di pienezza, di compimento e di trascendenza.
Gli otto segni di speranza proposti da Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo sono quasi il nuovo catalogo delle beatitudini: il sogno della pace, il desiderio di fecondità, la volontà di reinserire chi si è perso, la cultura di prossimità agli ammalati, il sostegno all’entusiasmo dei ragazzi, il permesso di un futuro migliore aperto a esuli, profughi e rifugiati, i sogni degli anziani, la ridistribuzione delle enormi risorse del mondo per dar speranza ai miliardi di poveri[1].
Sperare è fidarsi guardando al futuro con coraggio ed entusiasmo. La fiducia, costituisce l’ingrediente fondamentale per lo sviluppo della persona e della comunità. Senza di essa si fa strada l’angoscia per il futuro e la diffidenza verso le persone e le istituzioni.
Sperare è ricominciare. Bisogna avere la forza di riprendere il cammino anche a seguito di avvenimenti tristi o di circostanze avverse. La speranza è orientata sempre al futuro. Si protende in avanti. Guarda oltre ogni ostacolo. È interessata alla meta da raggiungere, piuttosto che a lasciarsi abbattere dalle contrarietà della vita.
Sperare è lasciarsi sorprendere dalla meravigliosa forza della vita, dalla sua stupefacente capacità di resilienza nel fronteggiare limiti e problemi. La vita è sempre un trionfo dell’improbabile e un miracolo dell’imprevisto. La sorpresa è ciò che non si aspetta; è la gioia più grande è quella che ci si aspettava. Senza la sorpresa si muore. «Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti» (Albert Einstein). Vi è un rapporto anche tra la sorpresa e il dolore. Infatti, «il dolore non è altro se non la sorpresa di non conoscerci».
(Alda Merini). La sorpresa è rimanere bambini. «In ogni vero uomo, si nasconde un bambino che vuole giocare» (Friedrich Nietzsche).
Sperare è accogliere e custodire la vita. Sono molte, troppe le vite “negate”, “bruciate”, “offese”, “deturpate” alle quali la nostra società preclude di fatto la possibilità di esistere o nega la pari dignità. La custodia e la valorizzazione delle tante vite fragili che ci sono consegnate testimoniano che ognuna di esse è un dono, degno di essere accolto e capace di offrire a propria volta grandi ricchezze di umanità e spiritualità a un mondo che ne ha sempre maggiore bisogno.
Purtroppo, afferma il Messaggio dei vescovi «alcune interpretazioni della legge 194/78, che si poneva l’obiettivo di eliminare la pratica clandestina dell’aborto, nel tempo hanno generato nella coscienza di molti la scarsa o nulla percezione della sua gravità, tanto da farlo passare per un “diritto”, mentre “la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo” (Dignitas infinita, 47). Per di più, restano largamente inapplicate quelle disposizioni (cf. art. 2 e 5) tese a favorire una scelta consapevole da parte della gestante e a offrire alternative all’aborto. Occorre pertanto ringraziare e incoraggiare quanti si adoperano “per rimuovere le cause che porterebbero all’interruzione volontaria di gravidanza […] offrendo gli aiuti necessari sia durante la gravidanza che dopo il parto” (L. 194/78, art. 5), come i Centri di aiuto alla vita, che in 50 anni di attività in Italia hanno aiutato a far nascere oltre 280.000 bambini»[2].
Sono numerose le circostanze in cui si è incapaci di riconoscere il valore della vita tanto che, per tutta una serie di ragioni, si decide di mettere fine o si tollera che venga messa a repentaglio.
Non ci sono vite insignificanti o inferiori. La scienza ha mostrato l’inconsistenza di innumerevoli valutazioni discriminatorie del passato e del presente, smascherandone la natura ideologica e le motivazioni egoistiche: sia quelle che tentavano di fondare scientificamente le discriminazioni razziali sia quelle che tentano inutilmente di definire il tempo in cui la vita ha inizio nel grembo materno e possa definirsi veramente e pienamente[3].
Non siamo padroni della vita né possiamo mai diventarlo. Il rispetto della vita non va ridotto a una questione confessionale, poiché una civiltà autenticamente umana esige che si guardi ad ogni vita con rispetto e la si accolga con l’impegno a farla fiorire in tutte le sue potenzialità, intervenendo con opportuni sostegni per rimuovere ostacoli economici o sociali. Papa Francesco ricorda che «il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili»[4].
Occorre sostenere «un’alleanza sociale per la speranza[5]» che sia in grado di promuovere «la cultura della vita, mediante la proposta del valore della maternità e della paternità, della dignità inalienabile di ogni essere umano e della responsabilità di contribuire al futuro del Paese mediante la generazione e l’educazione di figli. È necessario inoltre l’impegno legislativo degli stati per rimuovere le cause della denatalità con politiche familiari efficaci e stabili nel tempo»[6].
Il Signore è il Dio, “amante della vita”. Quest’anno giubilare regali a tutti la possibilità di un nuovo inizio e un maggiore impegno a prendersi cura della vita dal suo concepimento alla sua naturale conclusione.
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[1] Cfr. Francesco, Soes non confundit, 7-15. [2] Consiglio episcopale permanente della CEI, Trasmettere la vita, speranza per il mondo, 5.[3] Cfr. G Semprebon, L. Crippa. A. Mosca Mondadori, Il miracolo della Vita. Riscoprire oggi il miracolo di vivere, Edizioni Piemme, Casale Monferrato 2023.[4] Francesco, Discorso all’associazione Scienza & Vita, 30 maggio 2015.[5] Id, Spes non confudit, 5.[6] Consiglio episcopale permanente della CEI, Trasmettere la vita, speranza per il mondo, 7.